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9 agosto 1974: Nixon se ne va

di Marco Innocenti

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8 agosto 2009
Henry  Kissinger e Richard Nixon , 1973 – Tappe 1973 - Ullstein Bild / Archivi Alinari


E' il 9 agosto 1974, un giorno di pioggia. Intorno ai cancelli della Casa Bianca, tra gruppi sparsi di giornalisti eccitati e di passanti incuriositi, si respira la sensazione di un incantesimo spezzato. Ciò che resta dello staff del Presidente non riesce a nascondere la commozione. Richard Nixon saluta, ringrazia e se ne va. L'8, per evitare l'impeachment, aveva annunciato in tv le dimissioni. Poco prima aveva pianto, e c'è chi disse che, nella sua vita, era stata la prima volta.

Il perdente
"E' un perdente", si dice di lui dopo la sconfitta contro Kennedy nel '60, massacrato nell'ultimo match televisivo, lui mal rasato e con la fronte lucida di sudore, l'altro sorridente e sicuro di sé. Ma il "perdente" non è morto e nel '68 si riscatta e vince. La sua nomina alla Casa Bianca, scrive il "New York Times", è "la più grande resurrezione dopo quella di Lazzaro". Inizia la sua stagione d'oro. All'America giovane e spregiudicata di Kennedy, che voleva cambiare il mondo, succede quella razionale e fredda di Nixon, che vuole capirlo. Un'America di fatti e non di ideologie, così lontana dai fuochi fatui di JFK. Nascono la Realpolitik, l'uso gelido e calibrato del potere, l'America della sospettosa solitudine di Nixon, con il suo complesso di attore fischiato e la prepotente voglia di riscatto dal miserabile borgo californiano di Yorba Linda, dove il destino, facendolo nascere, gli aveva cucito addosso il marchio dell'outsider.

Kissinger
Il team Nixon-Kissinger vara la più spregiudicata e innovativa politica estera mai espressa da Washington: una straordinaria strategia di accorciamento delle linee. "SuperKissinger" indossa la parrucca di Metternich e diventa il grande solista della stagione degli eroi stanchi, manipolatore di uomini e di nazioni, maestro di equilibri, caparbio gestore della decadenza americana. Il Vietnam, le violenze razziali, la contestazione lacerano l'America nel profondo. Nixon, con il suo segretario di Stato, applica la terapia del contenimento, l'unica che ritiene praticabile. Lavora al disimpegno dal Vietnam, si ritira sul fronte del dollaro svalutandolo, cerca di sollevare il morale degli americani nascondendo le cattive notizie. Nei suoi discorsi è spesso abile ma sempre sulla difensiva. Agisce da presidente, parla da avvocato.

Troppi nemici
Nell'irritata quotidianità di uomo solo, Nixon ritiene l'America una nazione di prima categoria formata da gente di terza, ama il denaro e disprezza gli uomini. Beve e dice parolacce, con l'infantile arroganza dell'outsider in guerra con il mondo. Per lui non ci sarebbe una parte in un film di Frank Capra. La sua politica vive di passioni gelide, di calcolate esercitazioni dell'Io, di sfide a tutti e a tutto. Troppi nemici per Richard Nixon, e il primo è se stesso, con quel senso di insicurezza che lo rode e quella sospettosità che troppo spesso ne scatena l'aggressività, provocando l'establishment politico e culturale che già detesta il piccolo avvocato di Yorba Linda.

Il Watergate
Il Watergate, nato come un volgare e comune furto con scasso, sfocia in un gioco al massacro. In due anni di agonia Nixon tenta invano di condurre affari planetari, addentato quotidianamente da parlamentari, giudici, investigatori, giornalisti. Sul piano morale non è certo peggiore di Kennedy o di Roosevelt, ma quello che a molti è stato perdonato per Nixon vale la morte politica. E mentre i giovani ricchi si rifiutano di combattere in Asia e si allontanano dalle famiglie e dalla patria in una nube di marijuana, l'ex avvocato di provincia che aveva osato sfidare l'establishment viene spazzato via.

La rivincita
Dopo la "morte" politica, lenta arriva l'ennesima resurrezione, con il tempo che scolora i ricordi e con l'America che aiuta, terra di grandi peccati e di grandi redenzioni. Terra in cui Clinton, nel '94, vuole che alla sua salma siano resi gli onori militari e in cui Watergate, ormai, significa solo "porta sull'acqua".

8 agosto 2009
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